La poesia cinese

La poesia cinese, attraverso quattro millenni di storia, è sempre stata considerata la forma più elevata di espressione letteraria e artistica. Se la letteratura è l'arte linguistica per eccellenza, la poesia cinese rappresenta il culmine di tutte le arti. Dalle antiche ballate fino alle dinastie Tang, Song, Yuan, Ming e Qing, le composizioni poetiche sono numerose come le stelle! Questi splendidi tesori culturali non sono solo il prezioso patrimonio di una nazione, ma fanno parte del patrimonio culturale mondiale. Tra queste poesie cinesi che hanno incantato per migliaia di anni, forse il lettore troverà quelle di un'anima affine. Cielo e terra, monti e fiumi, fiori e uccelli, il mondo della natura è il protagonista di queste poesie cinesi, dove viene abilmente utilizzato per evocare sottili stati d’animo nel lettore: amore e nostalgia, la solitudine e la transitorietà delle cose, l’amicizia e la nobiltà di carattere, vicissitudini e riflessioni filosofiche, la ricerca della serenità in una vita semplice e nella contemplazione della natura.


“Nove Canti – Lo spirito della montagna” di Qu Yuan (tratta da "Il regno incantato della poesia cinese" pag. 91)

Se ti sembra di intravedere qualcuno lassù, nella curva della montagna, quella sono io
Avvolta d’edera e di licheni barba di bosco
Sguardo dolce e sorriso gioioso
Tu ammiri la mia grazia e delicata bellezza
Cavalco una pantera purpurea, con un seguito di gatti leopardo
E un carro di legno di magnolia con stendardi d’alloro
Indosso un vestito d’orchidee, fiori di zenzero mi cingono la vita
Raccolgo fiori fragranti per donarli al mio amato
Io abito in una profonda foresta di bambù, così fitta che non si vede il cielo
Il sentiero è arduo e difficile, in ritardo arrivo, ma non c’è nessuno
Solitaria mi ergo sulla cima della montagna
Le nuvole fluttuano e si addensano sotto di me
Il giorno si fa scuro come la notte
Il vento dell'est turbina, ecco cadere la divina pioggia
Io, una dea, mi sono trattenuta qui per amore scordando di tornare nel regno celeste
Gli anni passano, chi resterà sempre bella come un fiore?
Sul monte raccolgo il magico fungo della giovinezza
Salendo tra cumuli di massi e intricate liane di kudzu
Rammaricata per il mancato appuntamento, avvilita per non essere ancora tornata nel regno dei cieli
Tu mi pensi, ma non hai mai tempo
Noi, abitanti delle montagne, siamo come profumati e immacolati fiori di pollia
Beviamo da pure sorgenti rocciose, all’ombra di pini e cipressi
Tu mi pensi? Il dubbio s’insinua nel cuore
Il tuono rimbomba, cupa la pioggia cade
Le scimmie piangono e gridano tutta la notte
Ulula il vento, alberi desolati perdono le foglie
Penso al giovane signore, cresce l’inutile tristezza

“Spirito della montagna” è uno dei “Nove canti” scritti da Qu Yuan (340-278 a.C.), un poeta del regno di Chu, durante il periodo degli Stati Combattenti, ed è un inno sacrificale recitato dagli sciamani in onore dello spirito della montagna. L'intera poesia si caratterizza per uno stile elegante e ricco di romanticismo. Il poeta descrive il mondo interiore dello spirito della montagna in modo complesso e variegato, con emozioni sincere e commoventi, utilizzando un tono delicato e vivace. Nel 278 a.C., l'esercito di Qin distrusse Yingdu, la capitale del regno di Chu. Qu Yuan non riuscì a trattenere la sua tristezza interiore e scrisse “Abbracciando la sabbia”, una delle "Nove dichiarazioni”, di una rassegnazione assoluta, per poi gettarsi nel fiume Miluo e offrirsi in sacrificio per il suo Paese. Lo spirito patriottico e la poesia toccante di Qu Yuan hanno spinto le generazioni successive a commemorarlo il quinto giorno del quinto mese del calendario lunare. È una delle antiche feste tradizionali della Cina, la “Festa delle barche drago” o la “Festa di Duan Yang”. A causa delle diverse usanze festive nelle varie regioni, questa festività ha anche molti altri nomi, come “Festa del quinto mese”, “Festa dei poeti”, “Giorno del drago” e così via. Fino ad oggi, la “Festa delle barche drago” rimane una delle feste più popolari in Cina.


Oh cielo! (Il cielo mi è testimone) – Anonimo (tratta da "Il regno incantato della poesia cinese" pag. 113)

Voglio conoscerti intimamente
Per sempre, senza fine né declino
Quando le montagne non avranno più cime
Quando i fiumi non avranno più acqua
Quando in inverno tuonerà
Quando in estate nevicherà
Quando il cielo e la terra si fonderanno insieme
Non prima di allora oserò separami da te

Questa canzone d'amore popolare dell'epoca Han (circa 202 a.C. - 8 d.C.) ha un'atmosfera romantica molto intensa, ma l'autore è sconosciuto. La poesia utilizza come soggetto principale i paesaggi naturali ed è piena di emozioni profonde e idee straordinarie. Ha uno stile di scrittura elegante e vigoroso e le parole fluttuano melodiose. Con passione ardente e sfrenata, esprime una volontà solida come una roccia per un amore eterno, che scuote la terra e commuove profondamente. Come ha detto Hu Yinglin (1551–1602): “Parla d'amore in modo divino, un capolavoro nella sua brevità”


“Bevendo vino (V)” di Tao Yuanming (tratta da "Il regno incantato della poesia cinese" pag. 137)

Ho costruito la mia capanna tra la gente
Ma non c’è rumore di carri o cavalli
Mi chiedi: come può essere?
Se il cuore è lontano dal mondo, così lo sarà anche il luogo in cui mi trovo
Raccogliendo i crisantemi al recinto orientale
Nella spensierata tranquillità, ecco apparire il monte del sud
Al calar del sole, l’anima della montagna irradia bellezza
Stormi di uccelli ritornano a casa
In tutto questo c’è un Vero Significato
Ma se cerco di spiegarlo, le parole svaniscono

Questa poesia è un esempio perfetto dello stile artistico di Tao Yuanming, caratterizzato da un tono naturale e affettuoso. La sua profonda immaginazione e l'incantevole atmosfera che crea lasciano un'impressione duratura. Il poeta, libero dalle preoccupazioni del mondo, si innamora della vita tranquilla e idilliaca della campagna, esprime i suoi sentimenti attraverso la natura, descrive il suo duro lavoro, le sue bevute fino all’ebbrezza, ammira e loda la bellezza della montagna del sud e, da tutto questo, comprende il significato della vita. Per molti secoli, la montagna del sud è diventata l’utopia nel cuore degli intellettuali. Su Shi (1037-1101) scrive nel suo “Dopo aver bevuto: Una poesia di Tao Yuanming”, afferma: “Raccoglievo i crisantemi e così è apparso il monte, il sensibile evoca il trascendente, questa frase è veramente meravigliosa. Negli ultimi anni, il detto comune è 'guardare la montagna del sud', ma così l'intero poema perde il suo spirito”. Sun Yuefeng (1543-1613) nel suo Annotazioni dettagliate sulla selezione letteraria (Volume 15) scrive: “Questa poesia è meravigliosamente evocativa, indica lo ‘stato mentale trascendente’, la ‘vera mente’, e lascia un’impronta profonda nel lettore”.


“La gente chiede la strada per la Montagna Fredda” di Han Shan (tratta da "Il regno incantato della poesia cinese" pag. 171)

La gente chiede la strada per la Montagna Fredda
Ma il sentiero è impraticabile
D’estate, il ghiaccio non si è ancora sciolto
Sorge il sole, ma fitte nebbie oscurano e confondono
Uno come me, come è riuscito ad arrivarci?
È perché la mia mente non è come la vostra
Se il vostro cuore fosse come il mio
Anche voi vi trovereste qui insieme a me

Hanshan “Montagna Fredda” (data di nascita e morte ignote, circa 618 d.C. - 700 d.C.), nato a Julu (oggi Xingtai, Hebei), non ha lasciato il suo vero nome, ma solo il soprannome, “Hanshanzi”. Fu un famoso monaco poeta del primo periodo Tang, attivo durante i regni di De Zong e Zhao Zong. Proveniente da una famiglia di funzionari, dopo aver fallito gli esami imperiali, divenne monaco e visse in isolamento per tutta la vita sulla Montagna Fredda, sul monte Tiantai, da cui prese il nome “Hanshanzi”. La sua erudizione era vasta e abbracciava gli insegnamenti di Confucio, Laozi e Buddha. Le sue “Trecentouno poesie” sono particolari: sembrano semplici, ma in realtà celano significati profondi.


“Dodici riflessioni liriche (I)” di Zhang Jiuling (tratta da "Il regno incantato della poesia cinese" pag. 201)

In primavera, crescono rigogliose le verdi foglie dell'orchidea
In autunno, brillano candidi gli aulenti fiori dell'osmanto
Quanta gioia c’è in questo slancio vitale!
Nella natura ogni giorno pare una festa
Chi può capire l’eremita dei boschi
Che, in ascolto del vento, siede pieno di letizia?
Erba ed alberi hanno il loro intimo cuore
Perché mai un’anima bella dovrebbe strapparli?

Zhang Jiuling (678-740 d.C.) fu primo ministro durante il periodo Kaiyuan dell'imperatore Xuanzong e un importante poeta agli inizi del periodo di apogeo della dinastia Tang. Questa poesia, composta dal poeta dopo essere stato esiliato a Jingzhou, fa parte di una raccolta intitolata “Riflessioni Liriche”, in cui utilizza cose e situazioni del mondo esterno per evocare il sentimento poetico. Il poeta ha compreso appieno le dinamiche umane e le esperienze di vita, quindi è in grado di adattarsi alle circostanze ed essere in uno stato d'animo sereno e felice.


“Pernottamento al tempio di montagna” di Li Bai (tratta da "Il regno incantato della poesia cinese" pag. 249)

La vertiginosa torre si innalza cento piedi
Con la mano si possono cogliere le stelle
Non oso parlare ad alta voce
Temo di disturbare gli abitanti del cielo


Li Bai (701-762), con il nome di cortesia Taibai, noto anche come “Eremita del Loto Verde” e “Immortale Esiliato”, è celebrato come il “Poeta Immortale”.Questa poesia si caratterizza per un linguaggio audace e vigoroso, semplice e delicato. Utilizzando l’iperbole, il poeta crea con poche pennellate un’immagine vivida e affascinante che trasmette un senso di meraviglia e di ritorno alla semplicità naturale. Commento di Liu Zai della dinastia Song: “I versi sono maestosi, superano i secoli.”


“Fiore, non è un fiore” di Bai Juyi (tratta da "Il regno incantato della poesia cinese" pag. 275)

Fiore, non è un fiore. Evanescente, non è nebbia
Viene nel cuore della notte, se ne va alle prime luci dell’alba
Viene come un sogno di primavera, per quanto tempo?
Se ne va come svaniscono le nuvole del mattino, non si trova più

Le poesie di Bai Juyi (772-846) sono famose non solo per il loro linguaggio semplice, ma anche per la chiarezza delle immagini. Tuttavia, questa poesia è un’eccezione. L’intera poesia scorre come nuvole e acqua, con un significato implicito non esplicitamente dichiarato, aggiungendo un tocco di bellezza nebulosa che la rende una splendida poesia d’amore. Wang Yiqing della dinastia Qing cita Huang Sheng in “Lidai Cihua”: “La poesia ‘Non è fiore’ è particolarmente avvolgente e infinita.” Chen Tingzhuo della dinastia Qing in “Yunshao Ji” scrive: “I primi due versi sono meravigliosi. Guardate come descrive il venire e l’andare, senza alcuno sforzo umano, ma con una naturalezza divina.”


“Il richiamo della gru” di Lin Bu (tratta da "Il regno incantato della poesia cinese" pag. 331)

Il richiamo della gru, così divino, lo conosco da tempo
La sua voce rotonda si estende solitaria nel cuore della notte
Un solo grido acuto che ti fa sussultare, l’intero cielo pare lacerare
E non hai più l’umore di svagarti con la testa fra le nuvole

Lin Bu (967-1028), noto anche come Lin Hejing o Lin Jing, fu un poeta eremita della dinastia Song del Nord.Questa poesia è straordinaria per la sua capacità di esprimere sentimenti e immagini con semplicità e precisione. Si dice che Lin Bu portò due gru dalla sua terra natale, che spesso volavano nel cielo, girando tra i paesaggi del Lago dell’Ovest. Queste gru, intelligenti e sensibili, sapevano persino fare la spesa e portare messaggi. Lin Bu le amava come tesori preziosi. Si narra che, dopo la morte di Lin Bu, le due gru si lasciarono morire piangendo davanti alla sua tomba.


“Scritto sul muro del Tempio di Xilin” di Su Shi (tratta da "Il regno incantato della poesia cinese" pag. 339)

Guardando di fronte, si vedono creste; di lato, si ergono picchi
Più lontano o più vicino, in alto o in basso, ogni prospettiva è diversa
Non riesco a distinguere il vero volto del Monte Lu
Semplicemente perché mi trovo proprio in mezzo ad esso

Questa poesia di Su Shi (1037-1101), è caratterizzata da una concezione innovativa e ingegnosa, con un'atmosfera sottile e eterea, e un significato profondo, legato alla filosofia Zen.


“La primavera è passata” di Li Qingzhao (tratta da "Il regno incantato della poesia cinese" pag. 355)

Il vento si è fermato, i fiori son tutti caduti,
giace nella polvere la loro fragranza
É già sera, oggi non ho voglia di pettinarmi
Le cose sono rimaste le stesse, ma le persone no, ora tutto è finito
Vorrei parlare, ma le lacrime scorrono prima delle parole
Ho sentito dire che la primavera ai Due Ruscelli è ancora bella
Mi piacerebbe andare a fare un giro in barchetta
Ma temo che la piccola barca
Non possa portare il peso della mia grande tristezza

Li Qingzhao (1084 - 1155), la più eminente poetessa della dinastia Song settentrionale, è anche considerata la donna di maggior successo nella storia della letteratura cinese. Negli ultimi anni della sua vita, Li Qingzhao visse a Jinhua. In quel periodo, i soldati Jin invasero la zona; suo marito era già morto, e lei si trovava in una situazione miserabile, con un dolore immenso nel cuore. Anche i preziosi manufatti della sua famiglia erano esauriti, e lei viveva come una rifugiata, attraversando molte difficoltà. Questa poesia utilizza il paesaggio della tarda primavera per descrivere l'angoscia e la tristezza più profonde. La bellezza malinconica, espressa in modo esaustivo ma dai significati infiniti, non può che suscitare compassione nel cuore del lettore.


“Un altro elogio di me stesso” di Yang Wanli (tratta da "Il regno incantato della poesia cinese" pag. 365)

Il vento e il fiume mi chiedono di cantare
La luna tra le montagne mi invita a bere
Ebbro, casco accanto ai petali sparsi al suolo
Il cielo è la mia coperta, la terra il mio cuscino

Yang Wanli (1127-1206), è considerato uno dei “Quattro grandi poeti della rinascita” della dinastia Song meridionale. La vita più poetica non è altro che essere aperti e spensierati, adattarsi alle circostanze e trovare gioia in esse.


“Pensieri d’autunno” di Ma Zhiyuan (tratta da "Il regno incantato della poesia cinese" pag. 393)

Liane secche, alberi antichi, corvi al crepuscolo
Un ponticello, acqua che scorre, case di campagna
Vecchio sentiero abbandonato,
freddo vento d’autunno, un cavallo ossuto
Il sole cala a occidente
Un cuore spezzato vaga ai confini del mondo

Ma Zhiyuan (1250-1321)fu un famoso drammaturgo e autore di Sanqu della dinastia Yuan. Questo Sanqu, che i posteri hanno lodato come “il capostipite dei pensieri d’autunno”, utilizza la tecnica del “Liejin” e un linguaggio elegante per creare un’atmosfera malinconica, raggiungendo la bellezza dei distici Tang. Il Liejin è una figura retorica della poesia classica cinese che consiste nell’uso di un’intera frase costituita esclusivamente da sostantivi o frasi nominali, senza l’utilizzo di verbi, aggettivi o preposizioni, e che tuttavia riesce a ottenere un effetto artistico di descrizione e sentimento.


“Inno ai piumini di salice” di Cao Xueqin (tratta da "Il regno incantato della poesia cinese" pag. 469

Davanti alla sala di giada bianca, si aprono le danze di primavera
Al vento dell’est, i piumini di salice piroettano con grazia e leggerezza
Sciami di api e farfalle a profusione svolazzano senz’ordine
I piumini, quando mai sono andati via con l'acqua che scorre?
Perché dovrebbero cadere a terra nella polvere?
Il salice, mille fili, mille legami d’amore che non cambieranno mai
Non importa che i piumini stiano vicini o si disperdano lontano
Primavera, non ridere se io, piumino di salice, non ho radici
Con l'aiuto del vento favorevole
Salgo fino alle nuvole azzurre

Cao Xueqin (1715-1763), grande maestro della letteratura della dinastia Qing. Era abile nella poesia e nella pittura, ma purtroppo le sue opere sono andate perdute. Rimane solo il classico romanzo “Il sogno della camera rossa”, che ha lasciato un prezioso patrimonio culturale e spirituale alla letteratura e alla cultura cinese. Questa poesia, tratta dal settantesimo capitolo de “Il sogno della camera rossa” e composta da Xue Baochai (uno dei personaggi principali del romanzo), è unica e originale nella sua concezione. La melodia è fluida e armoniosa, fondendo emozioni e scene, raggiungendo la massima espressione di “fusione tra l’oggetto e l’io”. L'ultima frase, che utilizza un oggetto naturale per esprimere un'aspirazione, è il punto culminante della poesia.


libro regno incantato della poesia cinese



"Déjà vu" di Chen Chong (tratta da "Sogni di farfalla" pag. 3)

Corsi d'acqua e montagne tutt’intorno
un paesaggio già visto in sogno
un canto vivificante risveglia la valle solitaria
e le vette annuvolate
Fiori di campo inondano spensierati il monte
ancora una volta è primavera
il vociare degli uccelli
effluvi floreali incantano l’arcobaleno

Vestito di vividi colori
entro nelle acque smeraldine
è reale o è solo una mia fantasia?
Sono nel Cuore Misterioso
i colori svaniscono, il vento li riporterà
l’anima gira in tondo, un sogno dopo l’altro
Quante primavere e autunni?

Concludiamo questa breve rassegna della poesia cinese con questa poesia della poetessa contemporanea Chen Chong.


libro sogni di farfalla


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