La poesia cinese esalta la bellezza del cielo e della terra, della natura e dell’universo.
Al suo centro troviamo l’immaginario estetico, l’immagine poetica tratta dal mondo esterno.
Esiste una dipendenza reciproca tra la descrizione di paesaggi e oggetti da parte dell'autore e l'espressione dei suoi sentimenti nella creazione letteraria. Come afferma Fan Xiwen (dinastia Song), "Il paesaggio non ha posto nella poesia a meno che non ci siano sentimenti per esso; i sentimenti non possono essere suscitati senza l'ispirazione del paesaggio." Wang Fuzhi (filosofo cinese della tarda dinastia Ming) aggiunge che "Il sentimento e il paesaggio sembrano essere due cose distinte, ma in realtà non possono essere separati. Un buon poeta sa come integrarli perfettamente."
Un contenuto di pensiero ricco e profondo, espresso con un linguaggio conciso e raffinato, e una metrica elegante: queste caratteristiche rappresentano lo stile estetico unico della poesia cinese.
“Dodici riflessioni liriche (I)” di Zhang Jiuling (tratta da "Il regno incantato della poesia cinese" pag. 201)
In primavera, crescono rigogliose le verdi foglie dell'orchidea
In autunno, brillano candidi gli aulenti fiori dell'osmanto
Quanta gioia c’è in questo slancio vitale!
Nella natura ogni giorno pare una festa
Chi può capire l’eremita dei boschi
Che, in ascolto del vento, siede pieno di letizia?
Erba ed alberi hanno il loro intimo cuore
Perché mai un’anima bella dovrebbe strapparli?
Zhang Jiuling (678-740 d.C.) fu primo ministro durante il periodo Kaiyuan dell'imperatore Xuanzong e un importante poeta agli inizi del periodo di apogeo della dinastia Tang.
Questa poesia, composta dal poeta dopo essere stato esiliato a Jingzhou, fa parte di una raccolta intitolata “Riflessioni Liriche”, in cui utilizza cose e situazioni del mondo esterno per evocare il sentimento poetico. Il poeta ha compreso appieno le dinamiche umane e le esperienze di vita, quindi è in grado di adattarsi alle circostanze ed essere in uno stato d'animo sereno e felice.
“Pensieri d’autunno” di Ma Zhiyuan (tratta da "Il regno incantato della poesia cinese" pag. 393)
Liane secche, alberi antichi, corvi al crepuscolo
Un ponticello, acqua che scorre, case di campagna
Vecchio sentiero abbandonato,
freddo vento d’autunno, un cavallo ossuto
Il sole cala a occidente
Un cuore spezzato vaga ai confini del mondo
Ma Zhiyuan (1250-1321) fu un famoso drammaturgo e autore di Sanqu della dinastia Yuan.
Questo Sanqu, che i posteri hanno lodato come “il capostipite dei pensieri d’autunno”, utilizza la tecnica del “Liejin” e un linguaggio elegante per creare un’atmosfera malinconica, raggiungendo la bellezza dei distici Tang. Il Liejin è una figura retorica della poesia classica cinese che consiste nell’uso di un’intera frase costituita esclusivamente da sostantivi o frasi nominali, senza l’utilizzo di verbi, aggettivi o preposizioni, e che tuttavia riesce a ottenere un effetto artistico di descrizione e sentimento.
“Inno ai piumini di salice” di Cao Xueqin (tratta da "Il regno incantato della poesia cinese" pag. 469
Davanti alla sala di giada bianca, si aprono le danze di primavera
Al vento dell’est, i piumini di salice piroettano con grazia e leggerezza
Sciami di api e farfalle a profusione svolazzano senz’ordine
I piumini, quando mai sono andati via con l'acqua che scorre?
Perché dovrebbero cadere a terra nella polvere?
Il salice, mille fili, mille legami d’amore che non cambieranno mai
Non importa che i piumini stiano vicini o si disperdano lontano
Primavera, non ridere se io, piumino di salice, non ho radici
Con l'aiuto del vento favorevole
Salgo fino alle nuvole azzurre
Cao Xueqin (1715-1763), grande maestro della letteratura della dinastia Qing. Era abile nella poesia e nella pittura, ma purtroppo le sue opere sono andate perdute. Rimane solo il classico romanzo “Il sogno della camera rossa”, che ha lasciato un prezioso patrimonio culturale e spirituale alla letteratura e alla cultura cinese. Questa poesia, tratta dal settantesimo capitolo de “Il sogno della camera rossa” e composta da Xue Baochai (uno dei personaggi principali del romanzo), è unica e originale nella sua concezione. La melodia è fluida e armoniosa, fondendo emozioni e scene, raggiungendo la massima espressione di “fusione tra l’oggetto e l’io”. L'ultima frase, che utilizza un oggetto naturale per esprimere un'aspirazione, è il punto culminante della poesia.
"Déjà vu" di Chen Chong (tratta da "Sogni di farfalla" pag. 3)
Corsi d'acqua e montagne tutt’intorno
un paesaggio già visto in sogno
un canto vivificante risveglia la valle solitaria
e le vette annuvolate
Fiori di campo inondano spensierati il monte
ancora una volta è primavera
il vociare degli uccelli
effluvi floreali incantano l’arcobaleno
Vestito di vividi colori
entro nelle acque smeraldine
è reale o è solo una mia fantasia?
Sono nel Cuore Misterioso
i colori svaniscono, il vento li riporterà
l’anima gira in tondo, un sogno dopo l’altro
Quante primavere e autunni?
Anche la poetessa contemporanea Chen Chong ripropone nei suoi versi la concezione estetica delle poesie cinesi classiche, utilizzando vivide immagini del mondo naturale amalgamate con un pensiero profondo e ricco di emozioni.
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